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La grande strategia dell’impero bizantino by Edward N. Luttwak

By Edward N. Luttwak

Quello di Costantinopoli è stato un caso unico nella storia: mille anni di dominio incontrastato su un impero vastissimo e multietnico. Dal IV secolo fino alla caduta, avvenuta nel 1453 according to mano di Maometto II, l'Impero romano d'Oriente è sopravvissuto al gemello d'Occidente, ha retto l'onda d'urto degli Unni, degli Slavi, degli Arabi e degli altri che nei secoli hanno cercato di sfondare il limes. Eppure l. a. forza militare, l. a. posizione e le risorse non erano neppure lontanamente paragonabili a quelle di Roma. Come è stato possibile? Bisanzio elaborò una strategia politica e militare efficacissima, basata su un uso estremamente moderno di quella che oggi chiameremmo "intelligence". l. a. diplomazia dell'Impero romano d'Oriente seppe imbrigliare le forze nemiche raccogliendo dettagliati file e riuscendo a ottenere vantaggiose concessioni a tutti i tavoli di trattativa. Sul fronte militare, cercò di conservare los angeles speed il più a lungo possibile: mantenne alta l. a. tensione agendo come se los angeles guerra fosse sempre imminente, ma scese in battaglia solo quando aveva buone possibilità di vittoria. Nella politica interna, privilegiò l'integrazione e l'assorbimento in line with sfruttare il patrimonio di tradition, tecnologie e conoscenze che ogni popolo assoggettato portava in dote. Questo libro è il frutto di quasi trent'anni di ricerche di Edward Luttwak.

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Ma i cavalieri unni portavano un equipaggiamento leggero, come notava Ammiano Marcellino, non avendo né armature metalliche né lance pesanti, e riuscivano a superare la cavalleria in fuga oltre alla fanteria sconfitta; inoltre non temevano granché le imboscate, data la loro agilità tattica. Se nelle vicinanze non c’erano foreste fitte, terreni molto scoscesi e irregolari, oppure una città difesa da solide mura, chi veniva sconfitto dagli Unni poteva aspettarsi soltanto la morte oppure la schiavitù.

Il vantaggio che ne derivava, a livello strategico, era notevole. Gli Unni potevano raggiungere una località distante, sferrare i loro attacchi mirati ad annientare armate avversarie o saccheggiare, e ritirarsi al di fuori del raggio di reazione. 38 La tattica delle incursioni in effetti è antica probabilmente quanto l’arte bellica stessa. Ma per giovarsi di una velocità tale da assicurare il vantaggio dell’azione rispetto alla reazione, condizione essenziale al successo, le forze di incursione debbono essere piccole e leggere, oppure disporre di veicoli migliori di quelli del nemico, oppure sortire un attacco a sorpresa, come nel caso dell’incursione in massa con le barche dei Rus’ di Kiev contro Costantinopoli nell’860, quando si sapeva molto poco di questo nuovo stato, e nulla della tattica dei Vichinghi.

Vero che anche sotto Attila gli Unni rimasero incursori più che conquistatori, ma lo furono su una scala talmente ampia da poter mettere sotto scacco persino un impero. L’ascesa al potere di Attila è descritta bene da Giordane e/o dalla sua fonte principale, Cassiodoro: Attila ebbe per padre Mundzuc i cui fratelli Octar e Roas si ritiene abbiano regnato prima di lui sugli Unni, ma non sull’intero popolo. Alla loro morte egli, che si trovò a dividere il trono con il fratello Bleta, non esitò, pur di raggiungere le condizioni necessarie ai suoi progetti, a farsi parricida anticipando con la morte dei parenti la rovina dell’intero genere umano.

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