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La Bibbia non parla di Dio. Uno studio rivoluzionario by Mauro Biglino

By Mauro Biglino

"Chi legge l'Antico Testamento con los angeles mente disincantata e vi si avvicina con l'atteggiamento sereno che avrebbe verso qualsiasi libro scritto dall'umanità non ha alcuna difficoltà a cogliere l'evidenza dei fatti." Questo libro è il risultato di anni di studio, pubblicazioni e conferenze. Un cammino che Mauro Biglino ha iniziato come traduttore in step with le Edizioni San Paolo e che lo ha portato a sviluppare una lettura alternativa dell'Antico Testamento capace di suggerire ipotesi davvero rivoluzionarie. Il primo passo del suo metodo è quello del "fare finta che": se si "fa finta che" gli autori biblici abbiano voluto tramandare semplicemente fatti storici realmente accaduti, se si tolgono dalla Bibbia le interpretazioni metaforiche e teologiche che dogmi e abitudini culturali le hanno attribuito, e si applica una lettura laica e letterale, il quadro cambia in modo radicale. Ci si rende conto che l. a. Bibbia non parla di Dio, né di alcunché di divino, ma di una storia tutta "fisica" che svela un'ipotesi dirompente sull'origine dell'essere umano sulla Terra. A supporto di questa tesi, l'autore porta una traduzione attenta dei testi: "Il Dio spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente non trova riscontro in nessuna parola presente nella lingua ebraica". Porta contributi forniti spontaneamente da altri studiosi: "Mi è stata trasmessa una ricca documentazione storica e scientifica (biologi e genetisti), spesso appositamente approntata, che comprende studi, analisi, articoli contenenti conferme sia dirette che indirette ai miei studi". Ed elabora according to l. a. prima volta un originale e sorprendente confronto tra il testo biblico e i testi omerici (tra Elohim e theoi) che mostra passi sovrapponibili e coincidenze di un'evidenza impressionante. La Bibbia non parla di Dio diventa così un libro rigoroso e ricco, spiazzante e clamoroso, di un libero pensatore che in Italia e all'estero sta suscitando polemiche e minacce, scuotendo coscienze, aprendo orizzonti.

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Altre difficoltà si hanno con i capitoli che vanno dal 13 al 23 e "notevoli difficoltà offrono anche i capitoli 34-35". I capitoli successivi sono invece chiaramente opera di al­ tri autori. Quelli che vanno dal 40 al 55 sono infatti attri­ buiti al Deutero Isaia, cioè a un autore sconosciuto, chiamato tradizionalmente "Secondo Isaia", che li avrebbe scritti du­ rante il periodo esilico, quindi almeno due secoli più tardi. I capitoli finali, dal 56 al 66, sono poi attribuiti da mol­ ti a nn altrettanto ignoto Trito Isaia (''Terzo Isaia"), vissuto probabilmente alcuni decenni dopo il secondo.

La traduzione con un superlativo assoluto non ha quin­ di altra giustificazione che quella di essere esclusivamen­ te una scelta teologica, non motivata da regole grammati­ cali e neppure dal contesto in cui il vocabolo si incontra di volta in volta. Il termine indica qualcuno (o qualcosa) che si trova in una situazione elevata, superiore, rispetto ad altri o altro. Come sempre, il contesto consente di arrivare a una comprensione meglio di quanto possa fare qualsiasi anali­ si grammaticale o linguistica in genere.

Lo ripetiamo: quell'insieme di libri non parla di Dio, né della creazione, né dell'eternità. I teologi non hanno motivo di occuparsene, non è tema loro: sarebbe come se un fisico elettromagnetista preten­ desse di spiegarci la cultura dei boscimani sulla base della sua specifica materia di studio. La teologia è una forma di pensiero che opera in una di­ rezione e con una metodologia precisa: elaborare idee su Dio, elencarne i possibili attributi e analizzare quelle idee e quegli attributi che essa stessa ha elaborato nel corso dei secoli.

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