By Diego Marconi
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Interpreting Primo Levi: Interdisciplinary Perspectives
The legacy of antifascist partisan, Auschwitz survivor, and writer Primo Levi maintains to force fascinating interdisciplinary scholarship. The contributions to this intellectually wealthy, tightly equipped quantity - from a number of the world's ideal Levi students - express a amazing breadth throughout fields as diverse as ethics, reminiscence, and media experiences.
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Sample text
Avendo a disposizione una nozione chiara di conoscenza del significato delle parole, siamo in grado di spiegare la comprensione delle espressioni complesse, per esempio delle frasi. La comprensione di una frase, infatti, è solitamente concepita come una sorta di calcolo i cui dati in ingresso sono i significati delle parole, che vengono composti tra loro in base a istruzioni codificate nella struttura sintattica della frase. Se i significati delle parole non fossero identificabili con un insieme circoscritto di dati, diventerebbe difficile capire come è possibile comprendere una frase.
In ciò che segue vorrei far vedere che esso è sostanzialmente falso, o per lo meno tutt’altro che ovvio: non è ovvio che la filosofia abbia oggi meno influenza sull’insieme della cultura di quanta ne avesse, ad esempio, nel XVII secolo; non è ovvio che gli ultimi grandi libri di filosofia siano stati scritti da Nietzsche; e certamente non è ovvio – per il bene o per il male – che i dipartimenti di filosofia non diano nessuno spazio al «mistico». Su quest’ultimo punto, non so bene cosa intenda Dyson per «mistico», ma se allude a forme di pensiero non argomentative, o aperte a esperienze di tipo religioso, o semplicemente oscure nella loro formulazione, basta pensare alla grande influenza – anche accademica – di filosofi come Gilles Deleuze, Emmanuel Lévinas o Jacques Derrida, per non parlare dell’ultimo Heidegger, per rendersi conto che Dyson si sbaglia, forse perché ha in mente un campione molto ristretto degli attuali dipartimenti di filosofia.
Sembra questa la concezione della filosofia piú adatta a una situazione in cui i filosofi di professione sono alcune decine di migliaia, e il numero di pagine che pubblicano ogni anno sfida l’immaginazione. 6. Conseguenze dello specialismo. Dunque il filosofo di professione è oggi sia uno specialista, che si occupa di temi circoscritti e lavora a partire da bibliografie vaste ma dominabili, sia un artigiano, che ha obiettivi di ricerca di dimensioni ridotte e non aspira a «dar fondo all’universo»: non costruisce cattedrali né progetta città ideali, ma fabbrica armadi e poltrone, scarpe e gioielli, al pari dei tanti altri membri della vasta comunità a cui appartiene.
